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Arte che respira: installazioni viventi tra verde e creatività, uno straordinario mondo.

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Nel panorama dell’arte contemporanea, sta emergendo sempre più una corrente che unisce in modo sorprendente natura, scienza e creatività: le installazioni viventi. Si tratta di opere d’arte realizzate con elementi organici e biologici – come piante, muschi, funghi, licheni, o interi ecosistemi – che trasformano spazi urbani o museali in ambienti che respirano, mutano e vivono insieme allo spettatore.

Questa forma d’arte, che si muove tra Land Art, Bio Art e architettura vegetale, mette in discussione il concetto tradizionale di opera come oggetto statico e permanente. Al contrario, le installazioni viventi sono per natura temporanee, mutevoli e fragili – proprio come il nostro rapporto con l’ambiente.

🌍 Quando l’arte incontra l’ecologia: la nascita della Land Art

Negli anni ’60 e ’70, in pieno fermento controculturale, nasce la Land Art: un movimento artistico che si ribella agli spazi chiusi delle gallerie e musei per portare l’arte a contatto diretto con la terra.

Artisti come Robert Smithson (famoso per la sua Spiral Jetty sul Grande Lago Salato dello Utah), Nancy Holt, Richard Long e Walter De Maria iniziano a utilizzare materiali naturali come rocce, terra, sabbia o neve per realizzare opere monumentali nel paesaggio.

Installazioni viventi: Spiral Jetty sul Grande Lago Salato dello Utah

Installazioni viventi: Spiral Jetty sul Grande Lago Salato dello Utah

Con la sua installazione “New York Earth Room”, De Maria porta letteralmente la terra in città: un intero appartamento di SoHo riempito con oltre 200 metri cubi di terriccio. Una provocazione visiva e olfattiva che continua ancora oggi ad attirare visitatori curiosi.

New York Earth Room di Walter De Maria

Arte che respira

🧬 Bio Art: vita, scienza e provocazione

Contemporaneamente, negli anni ‘90 nasce un’altra corrente ancora più radicale: la Bio Art, che lavora con materiali biologici e processi biotecnologici. Le opere possono includere tessuti viventi, microrganismi, DNA o perfino cellule umane. È un’arte che solleva domande etiche profonde, esplorando il confine tra ciò che è naturale, artificiale, creato, modificato.

Uno dei collettivi più noti è SymbioticA, con sede in Australia: nei loro laboratori d’arte e biologia, hanno creato addirittura una “semi-vita” – come il Tissue Culture Ear, un orecchio umano coltivato in vitro su una scultura vivente. Una riflessione scioccante su identità, corpo e tecnologia.

Tissue Culture Ear

Tissue Culture Ear

🌿 Patrick Blanc: il poeta dei giardini verticali

Più accessibili ma non meno sorprendenti sono i lavori di Patrick Blanc, botanico e artista francese che ha rivoluzionato il concetto di verde urbano con i suoi spettacolari giardini verticali.

Blanc ha portato letteralmente la foresta nella città: pareti intere rivestite di piante vive, che migliorano la qualità dell’aria, abbassano la temperatura e trasformano grigie facciate in pareti vibranti e colorate. Tra le sue opere più celebri, ricordiamo:

  • Il Musée du Quai Branly a Parigi

  • Musée du Quai Branly

      Musée du Quai Branly
  • Il CaixaForum di Madrid

  • Il CaixaForum di Madrid

    Il CaixaForum di Madrid

  • Il One Central Park a Sydney, dove il verde copre oltre 50.000 mq di superfici verticali

  • One Central Park a Sydney

    One Central Park a Sydney

Queste installazioni vegetali non sono solo estetica: sono tecnologia, design e sostenibilità, capaci di creare microclimi e abbattere consumi energetici. In perfetta sintonia con la missione di aziende come Habito, che rendono l’ambiente domestico più sano e vivibile attraverso la ventilazione intelligente.

Patrick Blanc il guru dei giardini verticali

Patrick Blanc il guru dei giardini verticali

💡 Olafur Eliasson: emozione, luce e natura

Un altro protagonista dell’arte che respira è Olafur Eliasson, artista danese-islandese celebre per le sue installazioni immersive che fondono scienza, percezione e natura.

Le sue opere non si limitano a mostrare la natura: la ricreano. Tra le più famose:

  • “The Weather Project” (Tate Modern, 2003): un enorme sole artificiale dentro un museo, con nebbia e specchi, per riflettere sul cambiamento climatico e sulla nostra dipendenza dalla luce

  • The Weather Projec - Olafur Eliasson

    The Weather Projec – Olafur Eliasson

  • “Your Rainbow Panorama” (ARoS Aarhus Kunstmuseum): una passerella circolare in vetro colorato che regala una vista mozzafiato sulla città, filtrata nei colori dell’arcobaleno

  • "Your Rainbow Panorama" di Olafur Eliasson

    “Your Rainbow Panorama” di Olafur Eliasson

  • “Waterfall” (Versailles, 2016): una cascata artificiale alta 40 metri nei giardini reali, che mescola tecnologia moderna e romanticismo naturale

  • Waterfall

    Waterfall

🌱 Arte sensoriale: toccare, annusare, ascoltare

A differenza dell’arte “classica”, le installazioni viventi coinvolgono tutti i sensi. Il muschio emana profumo, le foglie frusciano al vento, l’umidità si sente sulla pelle. È un’esperienza multisensoriale, immersiva, spesso meditativa. In molti casi, l’opera richiede cura e manutenzione: va annaffiata, potata, seguita nel suo ciclo vitale.

Questa interattività genera un nuovo tipo di relazione: non si è più solo spettatori, ma co-autori dell’opera, custodi temporanei di un microcosmo vivente.

🧠 Una curiosità storica: l’antenato delle installazioni viventi

Se pensiamo che queste idee siano solo contemporanee, ci sbagliamo. Già nel Rinascimento italiano, i giardini rinascimentali erano concepiti come opere d’arte totali: giochi d’acqua, sculture, piante rare, prospettive teatrali. Si trattava di una sintesi tra natura addomesticata, architettura e bellezza.

Un esempio? Il Giardino dei Mostri di Bomarzo, nel Lazio: un parco fantastico realizzato nel ‘500, con statue scolpite nella roccia e vegetazione che negli anni ha preso il sopravvento, creando un’opera viva che cambia col tempo.

Il Giardino dei Mostri di Bomarzo

Il Giardino dei Mostri di Bomarzo

🔄 Arte in dialogo con l’ambiente (e con noi stessi)

In un’epoca in cui il cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti, l’arte che respira assume una nuova responsabilità: ci connette emotivamente con l’ambiente, ci fa toccare con mano la fragilità del mondo vivente. Non è una predica ecologista, ma un’esperienza.

Per questo, aziende che lavorano per migliorare il benessere abitativo, come Habito, sono parte della stessa rivoluzione. Perché se l’arte può farci respirare, la tecnologia intelligente può farlo davvero — ogni giorno, in ogni casa.

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